HPV non è un unico virus, ma una grande famiglia costituita da oltre 120 diverse tipologie (sierotipi o ceppi), alcune delle quali considerate a “basso rischio” poiché non si associano in genere allo sviluppo di un tumore, e altre definite “ad alto rischio” poiché potenziali fattori di insorgenza del cancro. Entrando più nel dettaglio, le varianti HPV 6 e HPV 11 sono due delle più note tipologie a basso rischio, responsabili della formazione di verruche e condilomi genitali, mentre HPV 16 e HPV 18 rappresentano i più comuni ceppi ad alto rischio, causando circa il 70 per cento dei tumori della cervice uterina e la maggior parte degli altri tumori legati all’infezione. I membri della famiglia del papilloma sono non solo molto numerosi, ma anche estremamente diffusi, tanto che, si stima, circa 8 persone su 10 nel corso della vita entrano in contatto con uno di questi virus, che si trasmettono soprattutto per via sessuale. La buona notizia è che nella maggior parte dei casi il sistema immunitario è in grado di riconoscere il “nemico” e di eliminare l’infezione nel giro di un paio d’anni circa, senza conseguenze per la salute né sintomi. Bisogna ricordare che ciò vale anche per i sierotipi ad alto rischio, i quali, pur essendo legati allo sviluppo tumorale, non necessariamente daranno origine al cancro.
Il papilloma virus è presente praticamente nel 100 per cento dei tumori della cervice uterina, un cancro che colpisce in Italia 2.300 persone ogni anno e rappresenta il 2 per cento di tutti i nuovi tumori nelle donne. Evitare l’infezione da HPV è importante per prevenire il cancro della cervice uterina, che è più frequente tra le persone più giovani e meno in quelle di età superiore a 50 anni. Questa differenza dipende dal fatto che la trasmissione dell’HPV, condizione necessaria perché si sviluppi il tumore, è più comune tra i giovani. Il cancro si manifesta dopo un percorso che dura diversi anni, caratterizzato dalla formazione di lesioni precancerose facilmente riconoscibili e curabili dallo specialista.
Un numero elevato di partner sessuali, la giovane età all’inizio dell’attività sessuale, lo scarso accesso alla prevenzione, ma anche la presenza di altre infezioni concomitanti, il fumo e l’assunzione di contraccettivi ormonali possono favorire la persistenza dell’infezione e in seguito anche lo sviluppo del tumore.
Entrando più nel dettaglio, le varianti HPV 6 e HPV 11 sono due delle più note tipologie a basso rischio, responsabili della formazione di verruche e condilomi genitali, mentre HPV 16 e HPV 18 rappresentano i più comuni ceppi ad alto rischio, causando circa il 70 per cento dei tumori della cervice uterina e la maggior parte degli altri tumori legati all’infezione. I membri della famiglia del papilloma sono non solo molto numerosi, ma anche estremamente diffusi, tanto che, si stima, circa 8 persone su 10 nel corso della vita entrano in contatto con uno di questi virus, che si trasmettono soprattutto per via sessuale. La buona notizia è che nella maggior parte dei casi il sistema immunitario è in grado di riconoscere il “nemico” e di eliminare l’infezione nel giro di un paio d’anni circa, senza conseguenze per la salute né sintomi. Bisogna ricordare che ciò vale anche per i sierotipi ad alto rischio, i quali, pur essendo legati allo sviluppo tumorale, non necessariamente daranno origine al cancro.
L’HPV test verifica se è presente il Papilloma virus a livello del collo dell’utero e con il test vengono analizzati circa 12 ceppi ad alto rischio oncogeno. La ricerca scientifica sviluppa costantemente nuove conoscenze perciò essere negativi alla ricerca di alcuni ceppi di HPV non significa che non si possa sviluppare un tumore del collo dell’utero o che non sia già in atto (magari causato da un ceppo di HPV non analizzato o non ancora scoperto scientificamente e quindi non analizzabile)
COSA PROPONE LO SCREENING DEL TUMORE DEL COLLO DELL’UTERO
Attualmente a tutte le donne dai 30 ai 64 anni viene proposto come screening solo l’HPV test: nel caso risulti negativo viene ripetuto dopo 5 anni (!). Invece nel caso si riscontrasse uno dei ceppi di HPV analizzati viene eseguito il Pap Test e l’esame colposcopico.
Il Pap Test analizza le cellule presenti sul collo dell’utero e valuta se sono normali o se sono in uno stadio pre-canceroso/canceroso, quindi fondamentale per evitare che il tumore si sviluppi.
La combinazione dei due esami, Pap test (eseguito privatamente ogni 1-2 anni) e HPV-test (eseguito in consultorio ogni 5 anni), costituisce il controllo più efficace per rilevare uno stadio iniziale del cancro del collo dell’utero!
Prenota un Pap-test chiamando la mia segretaria al 3926888737: è semplice, economico e fondamentale per la prevenzione